mercoledì 15 ottobre 2014

I primi popoli che abitarono l’Italia

Quando venne fondata Roma in Italia vivevano molti popoli, come ad esempio i liguri, gli italici e i greci.

Il popolo piu’ importante fu quello degli etruschi.

GLI ETRUSCHI

Gli etruschi ebbero molti legami con Roma.
la maggior parte dei ritrovamenti etruschi riguarda le 
necropolis:loro avevano una religioni simile a quella greca ma 
credevano che gli Dei si manifesrtassero attraverso segni 
naturali

Gli etruschi arrivarono in Italia dal IX secolo e fondarono delle CITTA’ STATO (cioe’ degli stati grandi come delle città, che si governavano ciascuna per conto suo).
Gli etruschi furono una grande civilta’ in un periodo che va dal VII (settimo) al IV (quarto) secolo, nello stesso periodo in cui in Grecia c’era invece la civiltà di Sparta e Atene.
Influenzarono molto i romani e alcuni re di Roma furono degli etruschi.

L’origine di Roma

In un periodo molto lontano, circa nel x (decimo) o XI (undicesimo) secolo alcuni popoli latini crearono dei villaggi sui sette colli attorno al territorio dove oggi esiste Roma. 
Questi popoli fondarono Roma nel 753 a.c.
Roma venne costruita in un luogo molto favorevole che favorì il suo sviluppo,vicino al fiume Tevere dove c’e’ l’isola Tiberina e dove quindi il fiume poteva essere attraversato facilmente. Anche il mare vicino favorì la nascita dei commerci.
Con il commercio Roma divenne anche un importante luogo d’incontro tra popoli diversi, come ad esempio i greci.

LA MONARCHIA

monarchia:(governo del monarca cioè del re).
Dal 753 al 509 a.c. Roma fu governata da re. Secondo la leggenda (storia in parte inventata) i re che governarono in questi anni furono in tutto 7,si crede però in un numero maggiore,alcuni di questi re furono anche etruschi.
Il re veniva eletto dai capi famiglia aristocratici (capi delle famiglie che avevano abbastanza ricchezza,che possedevano terre e la loro rendita era dovuta non al lavoro in prima persona). Questi capi famiglia erano anziani, (chiamati in latino senex), quindi la loro riunione venne chiamata senato.
Il re era anche il comandante dell’esercito e capo religioso, amministrava la giustizia e decideva le leggi.
Il potere dei re a Roma finì quando, nel 509 a.c.,alcune famiglie di patrizi cacciarono da Roma il re etrusco Tarquinio il superbo(di origine etrusca,questo mette fine al predominio etrusco su Roma) poichè voleva acquistare più potere nei confronti del senato .
 Anno in cui si passa dalla monarchia (governo del monarca cioè del re) alla repubblica.
Dal 509 a.C., con la cacciata dell’ultimo re, incomincia quindi l’età repubblicana, che vede il contrapporsi di patrizi (coloro che appartenevano ad una gens) e plebei (il resto della popolazione). In un primo momento solo i patrizi potevano accedere alle cariche e riunirsi nei comizi curiati, poi la popolazione venne suddivisa sulla base della ricchezza in classi che si riunivano nei comizi centuriati. Accanto a questi sorsero i comizi tributi, un’altra assemblea in cui non vi era più distinzione tra patrizi e plebei.
Con successivi provvedimenti venne abolito il divieto di matrimonio tra patrizi e plebei, e il divieto, per i plebei, di accedere alle magistrature. La collaborazione tra le due fazioni rese lo Stato romano più forte e più unito.

LA SOCIETA’ ROMANA

Per la società romana era molto importante la famiglia.
Il capo della famiglia romana era il paterfamilias , che aveva un grandissimo potere. Facevano parte della famiglia anche le divinità protettrici della casa che si chiamavano lari e le divinità che proteggevano la famiglia cioè i penati.
Tante famiglie che derivavano da un unico paterfamilias formavano una gens (ad esempio le famiglie di due fratelli erano un'unica gens).
Per poter partecipare alla vita politica bisognava far parte di una gens.
Chi faceva parte di una gens veniva chiamato patrizio e quindi poteva far parte del potere politico, potevano diventare senatori, magistrati o sacerdoti.
Chi non faceva parte di una gens invece veniva chiamato plebeo e non poteva partecipare al potere.
I patrizi erano anche persone ricche che possedevano la terra, potevano far parte dell’esercito ed erano vicini agli dei.
La popolazione di Roma era divisa in tre tribu’ formate ciascuna da dieci curie (gruppo) formate solo dai patrizi. Le curie si riunivano in assemblee che si chiamavano comizi curiati.

Quello che dovevano fare le curie era:
1.      Formare l’esercito
2.      Eleggere il senato
3.      Dichiarare guerra

LA RELIGIONE DEI ROMANI

I romani credevano in molti dei quindi erano politeisti.
La religione era molto legata alla politica, si dice che era una religione di stato. La religione serviva anche per favorire il potere di Roma.

ROMA CONQUISTA L'ITALIA

Tra il V e il III secolo a.C. Roma fu impegnata nell’espansione del suo territorio e nella conquista dell’Italia centro-meridionale. Dapprima si trattò di guerre di difesa (dagli Etruschi, Equi, Sabini, Volsci...), poi di vere e proprie guerre di conquista, a cominciare dall’assedio della città di Veio (405-396 a.C.).
I primi ad essere sottomessi furono i Latini: nel 338 a.C. la Lega latina fu sciolta e le città furono costrette a stipulare singoli patti di alleanza con Roma. Poi fu la volta dei Sanniti, che furono sottomessi dopo tre guerre (343-290 a.C.).
Roma organizzò il territorio conquistato dando vita ad una confederazione romano-italica: piuttosto che sottomettere brutalmente i popoli vinti, preferì inserirli all’interno dello Stato, studiando caso per caso accordi specifici.
Questo favorì la romanizzazione dell’Italia, cioè la creazione di un’unificazione politica e culturale sotto Roma.

ROMA E IL MONDO MEDITERRANEO

Dopo la vittoria su Pirro e la conquista della Magna Grecia, le mire espansionistiche (la volontà di conquistare altre terre) di Roma si indirizzarono verso il Mediterraneo, dove regnava sovrana dei mari Cartagine. Lo scontro di interessi tra le due città non tardò a manifestarsi. Nel 264 a.C. cominciò la prima guerra punica, che costrinse i Romani a dotarsi di una flotta potente con la quale vinsero più volte i nemici. Sicilia, Sardegna e Corsica entrarono così nel dominio
romano.
Ma Cartagine, ampliando la sua sfera di influenza in Spagna, incontrò nuovamente l’opposizione romana. Il generale cartaginese  Annibale scese in Italia con un forte esercito e, con le vittorie del lago Trasimeno e di Canne (216 a.C.), per qualche tempo sembrò avere la meglio. Ma non poté sferrare l’attacco finale a Roma, dandole il tempo per riorganizzarsi. Invano attese gli aiuti del fratello Asdrubale, fermato dai Romani al Metauro: nel frattempo Roma colpiva Cartagine costringendola alla resa (202 a.C., battaglia di Zama) e a condizioni di pace durissime, tra le quali quella di non poter intraprendere una guerra senza l’approvazione romana (seconda guerra punica).
Fu proprio questa clausola a far scoppiare la terza guerra punica. Cartagine fu duramente colpita e distrutta per sempre da Scipione l’Emiliano (146 a.C.).
Nel frattempo Roma aveva intrapreso altre guerre: contro gli Illiri (229-219 a.C.), la Siria (sottomessa nel 189 a.C.), la Macedonia (sconfitta al termine di tre lunghe guerre tra il 215 e il 168 a.C.). In quest’occasione anche la Grecia perse la sua libertà, ma esercitò un’influenza determinante su tutta la cultura latina, tanto che sembrò aver conquistato a sua volta il rozzo vincitore.
Ora Roma dominava gran parte del Mediterraneo. Organizzò i territori conquistati in province, imponendo tasse e tributi e mettendo a capo di ogni provincia proconsoli o propretori, spesso avidi e corrotti.

LA CRISI DELLA REPUBBLICA

Le continue guerre di conquista arricchirono i latifondisti (proprietari di molte terre) ma rovinarono i contadini, costretti ad abbandonare le loro terre durante le guerre e incapaci di pagare i debiti al loro ritorno. La situazione richiedeva quanto prima una soluzione. Dal 133 al 121 a.C. si svolsero i tentativi di Tiberio e Gaio Gracco di realizzare una riforma agraria. Il fallimento dei Gracchi diede inizio ad un lungo periodo di crisi della repubblica.
In questo contesto si colloca l’ascesa di un generale, Mario, che riforma l’esercito: reclutò per la prima volta i nullatenenti e gli Italici e creò un esercito di mestiere, col quale riuscì a sconfiggere Mitridate (105 a.C.), Cimbri e Teutoni (102-101 a.C.).
Nel decennio dal 90 all’80 a.C. vi fu la guerra sociale, ovvero una battaglia tra Roma e i suoi alleati, i popoli italici. Nonostante la vittoria dei Romani, gli Italici ottennero il diritto di cittadinanza.
Successivamente scoppiò la guerra civile fra Mario e Silla, esponente degli ottimati, dalla quale uscì vincitore Silla che esercitò una dittatura senza limiti di tempo (83-79 a.C.), cercando di rafforzare il potere del Senato.

LA FINE DELLA REPUBBLICA ROMANA

Dopo il ritiro a vita privata di Silla, i nuovi protagonisti della politica romana furono Pompeo e Crasso. Arrivati al consolato, Pompeo e Crasso abolirono le principali leggi volute da Silla.
Caio Giulio Cesare
Nel 60 a.C. nacque il primo triumvirato (formato da Pompeo, Cesare e Crasso) che, di fatto, si impadronì del governo. Cesare conquistò la Gallia (58-52 a.C.); poi si scontrò con Pompeo in una guerra civile. Uscito vincitore, Cesare esercitò una dittatura (45 a.C.) ed iniziò la riforma dello Stato, concentrando tutto il potere nelle sue mani. L’anno successivo, però, Cesare venne assassinato da congiurati (Bruto e Cassio), esponenti dell’aristocrazia senatoria che volevano mantenere in vita la repubblica.
Dopo la morte di Cesare, si formò un secondo triumvirato (formato da Ottaviano, Antonio e Lepido) che eliminò gli avversari politici.
L’eredità di Cesare venne raccolta da Ottaviano, suo figlio adottivo. Mentre Antonio si rifaceva al modello dei regni orientali, Ottaviano rimase fedele alla tradizione romana. Egli sconfisse definitivamente Antonio nella battaglia navale di Azio (31a.C.): la repubblica romana terminava per sempre di esistere e iniziava l’impero.

L'IMPERO DI AUGUSTO

Ottaviano finse di difendere la repubblica ma, in realtà, concentrò tutti i poteri nelle sue mani. Il Senato ormai aveva perso il controllo delle grandi scelte politiche che venivano prese direttamente dall’imperatore.
Augusto regnò per 45 anni (dal 31 a.C. al 14 d.C.). Fu un lungo periodo di pace, nel quale riorganizzò l’amministrazione dell’impero che venne diviso in province senatorie e province imperiali. Riformò il fisco e l’esercito ed emanò una serie di provvedimenti per moralizzare lo stile di vita dei Romani. Durante il I secolo d.C., la successione al trono avvenne secondo il principio ereditario. Ad Augusto così succedettero Tiberio, Caligola, Claudio e Nerone.
Durante l’impero di Tiberio (14-37 d.C.), visse e morì Gesù di Nazaret.
Caligola (37-41 d.C.), folle e sanguinario, instaurò una vera monarchia assoluta e morì ucciso da una congiura. Claudio (41-54 d.C.) fu invece capace ed equilibrato, restituì l’onore al Senato e cercò di risanare le finanze pubbliche. Nerone (54-68 d.C.) inizialmente moderato, divenne via via più tirannico e si macchiò di vari delitti, tra cui quello della stessa madre. In politica, realizzò una riforma monetaria, riorganizzò l’approvvigionamento di Roma, attuò una seria politica edilizia. Con la morte di Nerone si estinse la dinastia Giulio-Claudia e l’impero attraversò una breve crisi (l’anno dei quattro imperatori, 69 d.C.).

IL SECOLO D'ORO DELL'IMPERO

Dopo l’anno di crisi l’esercito impose Vespasiano (69-79 d.C.): il primo imperatore non nobile della storia romana. Con lui iniziò la dinastia Flavia.
Sotto il regno del figlio Tito (79-81 d.C.) l’Italia fu teatro di alcune sciagure: l’eruzione del Vesuvio che distrusse Pompei ed Ercolano, una pestilenza, un terribile incendio a Roma. Alla sua morte il fratello minore, Domiziano, salì al potere (81-96 d.C.): duro e autoritario, promosse la prima persecuzione contro i cristiani e contro la classe senatoria. Fu ucciso in una congiura.

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